“Sono tempi bui per la
musica italiana”. È questo il solito mantra che gli addetti ai
lavori ripetono da anni, ormai. Un'affermazione caustica e diretta,
che sembra non lasciare possibilità di replica. Tuttavia è
necessario conoscere limiti e pregi della scena musica italiana
odierna: ovviamente non si parla di Sanremo, dei concerti negli stadi
e delle grandi case discografiche. Si parla delle demo a tiratura
limitata, dei concerti nei locali di provincia, del contatto
pressoché diretto con l'artista. Mentre la grande maggioranza di
coloro che si dichiarano appassionati di musica galleggiano sulla
superficie, è nelle profondità, nella dimensione più piccola della
provincia che si possono trovare molti prodotti artistici innovativi,
degni di tale definizione. Le luci della centrale elettrica (così si
chiama il progetto musicale del cantautore Vasco Brondi) è qualcosa
che appartiene a questa piccola dimensione, che poi tanto piccola non
è. La creatura musicale di Vasco Brondi è nata quasi cinque anni
fa, è relativamente giovane, ma ha già raggiunto un livello
notevole, sia per la validità artistica, sia in termini di successo.
I punti di forza di questo progetto sono fondamentalmente due,
strettamente correlati tra loro: la forza evocativa dei testi e gli
arrangiamenti musicali piuttosto spogli. Ascoltando qualsiasi brano
si può percepire ciò che l'artista vuole esattamente trasmettere.
Le parole dei testi diventano immagini della vita urbana di tutti i
giorni in cui tutti noi ci riconosciamo. Nonostante le brevi storie e
i frammenti di vita raccontati da Vasco siano molto personali,
sentimentali e introspettivi, diventano espressione di tutta
un'intera generazione, piegata dalla spietata vita urbana, dalla
crisi economica, dai licenziamenti e dal precariato. A questa
ricchezza lirica si contrappone la risicata cornice musicale, voluta
molto probabilmente per sottolineare la forza dei testi: la grande
importanza dell'arrangiamento sta proprio nel suo essere così
minimale e marginale.
Il 9 Dicembre 2011 è la
notte del concerto delle Luci a Cagliari, al Linea Notturna.
Nonostante le premesse non siano le migliori (12 euro di prevendita,
prezzo non propriamente proletario, e un'ora e un quarto di ritardo)
il concerto si rivela sorprendente. Ad accompagnare Vasco e la sua
chitarra, sul palco ci sono l'essenziale: basso, chitarra e
percussioni. Devo ammettere che sono rimasto piacevolmente sorpreso:
il cantautore ferrarese dimostra di saperci fare anche con
arrangiamenti diversi da quelli del disco, molto più percussivi ma
comunque essenziali. Oltre ai pezzi ormai classici dal primo e dal
secondo album come “Piromani”, “Cara Catastrofe”, “La
gigantesca scritta COOP” e “La lotta armata al bar”, Vasco ha
presentato il nuovo brano “C'eravamo abbastanza amati” e ha
suonato due cover, ottimamente riarrangiate: “Emilia Paranoica”
dei CCCP e “Summer on a solitary beach” di Franco Battiato.
Ottima la risposta del pubblico, che ha dimostrato di apprezzare
moltissimo anche i minimi aspetti scenici della serata.
Sono serate come queste
che ti permettono di capire che nonostante tutto la musica italiana
ha ancora molto da proporre e i giovani talenti come Vasco possono
dire la loro. A gran voce.